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13^ Mensilità in tempo di COVID-19...ed i Ristori?

06.12.2020 12:32

Oggi nel nostro approfondimento settimanale parleremo di ristori e di tredicesima mensilità.

Purtroppo, questo sarà un natale molto triste e non solo per via delle norme schizofreniche che ahimè il governo in carica vorrebbe mettere in atto, ma anche per via del clima che si respira, per le restrizioni dovute alla categorizzazione per colore delle regioni ed infine perché migliaia di imprese e lavoratori autonomi non hanno ancora ricevuto i ristori previsti e promessi da ben quattro decreti e perché milioni di lavoratori dipendenti di aziende private, quest’anno o non riceveranno affatto la tredicesima mensilità o la riceveranno in misura molto ridotta.

Ma come è possibile che avvenga ciò?

Cominciamo dall’argomento “Tredicesima Mensilità” trattando l’argomento in relazione al periodo particolare che stiamo vivendo.

Beh, dobbiamo cercarne le origini, intanto, la tredicesima mensilità spetta a tutti i lavoratori dipendenti, sia a tempo determinato che a tempo indeterminato, sia pubblici che privati e ai pensionati. Il calcolo specifico della tredicesima mensilità è stabilito dai singoli contratti collettivi. Ma generalmente la tredicesima dipende dalla retribuzione globale di fatto percepita nell’anno di riferimento ed il suo valore è solitamente un dodicesimo del totale annuo percepito, dal momento che ogni mese viene accantonata una rata pari a un dodicesimo dello stipendio mensile.

Nel caso però di un lavoratore in cassa integrazione, il rateo mensile maturato è in alcuni casi inferiore per ciò che serve al computo della gratifica natalizia. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che in l’importo finale della tredicesima sarà più basso per ogni mese di indennità ricevuta.

Questo meccanismo però non è uguale per tutti e va valutato caso per caso a seconda del tipo di cassa integrazione cui è soggetto il lavoratore dipendente, se a zero ore, oppure con riduzione di orario ed altri fattori, inoltre sono direttamente dipendenti dal contratto collettivo o dall’accordo sindacale a cui si aderisce.

Infatti, in caso di Cassa integrazione a zero ore, il calcolo dipende molto dai singoli contratti. Per esempio, in alcuni casi la tredicesima si matura a prescindere, in altri è in proporzione alle ore di Cig di cui si è usufruito, con un meccanismo simile a quello dell’orario ridotto. In altri casi ancora non c’è alcuna maturazione della tredicesima nel caso in cui la Cig a zero ore venga applicata in più giorni rispetto alla metà di quelli lavorabili nel mese. Se, invece, i giorni con Cig a zero ore fossero meno di quelli in cui si è lavorato, si dovrebbe allora maturare il rateo.

In caso di orario ridotto invece, la tredicesima dovrebbe maturare quasi normalmente, ma ci sono delle eccezioni che possono essere previste dai singoli contratti. Per esempio, in alcuni casi è possibile che l’accordo sindacale preveda una detrazione delle ore Cig da quelle totali, il che comporta l’impossibilità di accumulare un intero rateo mensile e, a fine anno, un rateo che potrebbe corrispondere a meno di 12 mesi e di conseguenza un importo ridotto.

Secondo i calcoli dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre sono 6,6 milioni i lavoratori italiani in cassa integrazione da inizio emergenza. Ciò significa che per loro è stato maturato un rateo mensile in alcuni casi inferiore per ciò che serve al computo della gratifica natalizia e quindi l’importo finale della tredicesima dovrebbe essere più basso di circa 100 euro per ogni mese di indennità ricevuta, almeno di media.

Passando poi ad analizzare il tema “ristori” notiamo sempre più forte la protesta delle categorie sul fronte degli aiuti per chi è stato più colpito dalle conseguenze della pandemia. I ben quattro decreti introdotti in rapida sequenza dal governo hanno a disposizione una ventina di miliardi, raddoppiabili con un possibile nuovo scostamento di bilancio, però secondo una stima del Censis per il 75% degli italiani l’insieme dei trasferimenti anti-pandemia sono insufficienti, percentuale che raggiunge un risultato ancora peggiore tra gli imprenditori: solo il 17% infatti li giudica sufficienti.

Sotto accusa non solo l’entità degli aiuti, ma anche tempi e iter di erogazione, troppo lunghi in questa situazione. In prima fila il turismo, che teme di veder sfumare nel 2020 ricavi per 68 miliardi. Da un calcolo fatto da Federturismo emerge che i ristori previsti sono inadeguati anche perché prendono come parametro di riferimento il mese di aprile, poco significativo per il comparto. Parametro questo di aprile totalmente fuori luogo e privo di senso, a nostro avviso, andava invece, per logica, valutato l’andamento dell’intero anno

Oltretutto il settore turismo è un anello importante del settore manifatturiero, che va: dal cibo al vino, dalla moda ai produttori di mobili.

 Altra area in forte difficoltà continua ad essere quella del commercio e della ristorazione, restrizioni e limitazione assurde e senza senso, è intervenuto il presidente Fipe che ha chiesto almeno la copertura dei costi non comprimibili, ma come abbiamo visto l’improvvisazione dell’esecutivo è talmente tanta di non avere alcuna idea di quelli che sono i costi che un’azienda costretta a chiudere od a limitare il fatturato debba continuare a sostenere.

Cari amici lettori la speranza è che questo periodo disgraziato passi al più presto e con esso anche questo governo. Alla prossima.

Staff di Redazione Palmeristudi

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