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Aiuti col lumicino? a macchia di leopardo? alla come viene viene?

14.11.2020 11:24

Dopo la pantomima governativa che ha diviso l’Italia in un paese a colori fluidi e variabili, con tutta una serie di limitazioni, che stressano un’economia già allo sbando, il presidente del consiglio ed i suoi sodali si sono dovuti confrontare a muso duro con la rabbia degli imprenditori, già in crisi pesante dopo gli ultimi “dpcm”.
Ma come fare, dato che la coperta è molto corta? Di solito questo paese ha la sindrome dell’erba del vicino, si tende sempre a guardare quello che fanno gli altri per dire che lo hanno fatto sempre meglio di noi, eppure quando per una volta questa teoria è assolutamente vera ed in tema di ristori Germania, Francia, Inghilterra, lo stanno facendo meglio e soprattutto più veloce di noi… beh improvvisamente il governo guarisce dalla malattia.

Forse perché aprendo i cassetti ci si è resi conto che questo paese è arrivato alla “terza settimana”, quando i soldi sono finiti e si aspetta con ansia l’arrivo dello stipendio. È una continua rincorsa, si inseguono i debiti, che mese dopo mese diventano sempre di più, e ci si affanna a sopravvivere. Non sai come invertire la rotta e preghi che accada qualcosa di eccezionale, una somma di denaro fuori registro che ti strappi dalle sabbie mobili. Questa è una condizione che ultimamente molti italiani conoscono bene o stanno imparando a conoscere bene.

E adesso a trovarsi e vivere questa condizione, grazie alle politiche scellerate degli ultimi anni e mesi (reddito di cittadinanza, bonus monopattini, bonus vacanze, contributi a pioggia e ad canis cazzum) è lo Stato, sembra strano eppure è quello che sta accadendo. Il governo, giocoforza e suo malgrado, sta facendo i conti con i soldi in cassa...che sono troppo pochi.

Il presidente del consiglio prima dell’ultimo dpcm ha preteso che fosse pronto un piano di “ristori” onde evitare che l’opinione pubblica si incazzasse più di quanto già fosse incazzata ed allora, con i miliardi che comunque non bastano, s’è inventato un sistema di pagamenti a macchia di leopardo (per non essere ripetitivo, altrimenti finisce che anche i cani s’incazzano).  Il secondo lockdown morbido (come lo chiama lui) ha messo in ginocchio l’economia reale. L’orizzonte è un deserto e gli imprenditori rassegnati. 

Dimenticando tutti coloro che sono ancora nel limbo e che aspettano i 600 euro di maggio, dimenticando tutti coloro che aspettano ancora il fondo perduto di luglio ed agosto, dimenticando tutti i lavoratori dipendenti che aspettano ancora la cassa integrazione cosa fa? Prende una manciata di miliardi, li distribuisce qua e la senza criterio, anzi no con un criterio restrittivo (il paragone tra aprile 2019 ed aprile 2020, direbbe qualcuno “ma che c’azzecca”) pensando di far calmare gli animi ed evitare una rivoluzione. Come al solito con puro spirito d’improvvisazione, invece di procedere ad una programmazione, eppure sarebbe stato semplice ed efficace, per esempio fare i conti con il fatturato dell’anno precedente e pensare ad una percentuale unica e definitiva, ma si sa questo governo è l’ufficio complicazione delle cose semplici, basta pensare alla bailamme di scadenze derivante dalla sospensione dei versamenti del 16 novembre che si innescherà ,con regioni che ieri erano zona gialla e da domenica zona rossa.

Che fare quindi? Dove trovare le risorse? l’Italia non può stampare moneta e quindi si va avanti vendendo titoli, con la Bce che ci sta dando una grossa mano, debiti però che saranno le prossime generazioni a pagare. La speranza sono i fondi del Next Generation. È da lì che passa tutto. È la somma eccezionale che ci può ridare un futuro. Questo è lo scenario lungo cui si muove il governo. Il presente è la rincorsa. Sono i decreti ristoro: il primo, il secondo e presto ci sarà anche il terzo. Ogni volta che una regione passa in zona rossa bisogna ricalibrare e aumentare gli importi. Non a caso si parla di un nuovo scostamento di bilancio superiore ai 20 miliardi. È la politica economica del picnic. Il «ristoro» che di settimana in settimana insegue il virus e cerca di strappare negozi, aziende e chi ci lavora dal fallimento, soldi buttati così, senza un criterio, no purtroppo non è una scelta (nessun savio l’avrebbe fatta), è diventata piuttosto una necessità per contribuite alla pace sociale. Questo governo in otto mesi ha scelto di non fare investimenti nella sanità e nei trasporti durante la tregua estiva (eppure lo predicavano da febbraio), ma arrivati per inerzia a questo punto e dopo tante discussioni inutili su banchi a rotelle e monopattini, l’unica strada per salvare la pellaccia è provare a dare un minimo a gran parte del Paese, che è oramai sul lastrico.

No, preferiamo non parlare del futuro che verrà, malgrado le solite parole a vanvera del presidente del consiglio e della sua banda, facciamo purtroppo fatica ad intravedere una «ricostruzione». È scomparsa dai radar. L’ultima apparizione c’è stata con la passerella degli Stati generali. Il governo ha un piano per investire i fondi del «piano Marshall europeo»? Se c’è al momento non è molto trasparente. L’impressione è che al momento si preferisca tenerlo lontano dai riflettori del dibattito pubblico.

Infine, ieri il presidente del consiglio ha poi evocato una grande riforma del welfare e del fisco, come al suo solo tanta vaghezza e nessuna certezza, è un governo che ha paura del futuro, perché impegnato a mantenere esclusivamente poltrone e privilegi nel presente.

Staff di Redazione Palmeristudi

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