Palmeri-Studi...insieme facciamo crescere la tua azienda


Annullamento dei Carichi Esattoriali dal 2000 al 2010

28.03.2021 11:56

Dopo il nostro commento di mercoledì scorso sulla pagina Facebook dello Studio, ascoltando e leggendo le innumerevoli critiche rivolte da pseudo puristi e perbenisti, al governo Draghi abbiamo deciso di approfondire l’argomento “Condono Cartelle Esattoriali” contenuto nel cd. Decreto Sostegni, per provare a colmare la troppa ignoranza tecnica diffusa tra gli italiani, ignoranza tecnica che unita a pregiudizi ideologici di buona parte della sinistra ha fatto sì che un provvedimento che avrebbe potuto essere interessante e definitivo, oggi è solo un inutile mezzo che servirà solo allo stato, in un’ottica di risparmio di impegno e risorse.

Qualche giorno fa s’è scomodato anche Piercamillo Davigo (che ultimamente fatica ad accettare il suo ruolo da pensionato) che nella sua “mentalità punitiva a prescindere” s’è scagliato contro il governo, contro gli italiani, evasori incalliti ai quali far ascoltare il “tintinnio delle manette”.

Però anche l’irreprensibile magistrato è caduto nell’errore banale in cui cadono la maggior parte degli italiani che non si occupa della materia in questione, e cioè nella demagogia dettata dall’ignoranza.

Infatti come ha chiarito l’ex sottosegretario alle finanze Enrico Zanetti, in quel dibattito televisivo, bastava andarsi a leggere  i numeri ufficiali dell’Agenzia della Riscossione ( Audizione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate avanti la Commissione Finanze della Camera del 14 settembre 2020 ), così da poter capire che, dei 987 miliardi di crediti dell’Erario per cartelle, circa 153 sono di soggetti falliti, circa 130 di soggetti deceduti o ditte cessate, circa 123 di soggetti che per l’anagrafe tributaria sono nullatenenti e circa 440 di soggetti cui l’Agenzia della Riscossione ha già fatto azioni esecutive con pignoramenti vari (e tutti questi si concentrano soprattutto sulle cartelle più vecchie fino al 2010), malgrado tutto ciò, chiaro e lampante come il sole, la replica, come se nulla fosse stato spiegato, è stata che la norma sulle cartelle del Governo Draghi fa passare il pessimo messaggio che conviene non pagare.

Tutto questo a dimostrazione che la finta competenza fa più danno della conclamata incompetenza.

Se un provvedimento che cancella cartelle esattoriali risalenti a 12 o più anni fa, deve essere necessariamente definito condono, sia chiaro che è un condono che lo Stato fa a sé stesso, per liberarsi dall’obbligo di impiegare mezzi e risorse per proseguire procedure che ormai potranno sortire incassi non superiori al 3-4% della massa complessiva ancora iscritta a ruolo.

I veri condoni, per i quali a mio avviso non trovo nulla di cui vergognarsi, sono quelli che si fanno su annualità ancora suscettibili di accertamento o su debiti fiscali “freschi”, scontando anche le imposte dovute.

Eliminare periodicamente vecchie o vecchissime cartelle non ancora incassate nonostante pignoramenti, eccetera è la cosa più sensata del mondo.

Inoltre, per i puristi e perbenisti che le tasse le pagano, solo loro, in busta paga, a pagina 19 si può leggere: “...Complessivamente, i contribuenti con debiti residui da riscuotere sono circa 17,9 milioni, di cui 3 milioni sono persone giuridiche (società, fondazioni, enti, associazioni, ecc.) mentre i restanti 14,9 milioni rappresentati da persone fisiche, di cui quasi 2,5 milioni con una attività economica (artigiani, liberi professionisti, ecc.) ...”. quindi, se facciamo due più due: 12,4 milioni sono quelli che le tasse le pagano soltanto loro...

Troppa ignoranza tecnica e troppa prevenzione ideologica, lo andiamo ribadendo da giorni, ma proviamo a guardare nel dettaglio cosa comprende il provvedimento.

Una cosa è certa: non sarà un condono per tutti.

Il compromesso politico che ha portato alla stesura della cancellazione automatica delle cartelle nel decreto Sostegni (articolo 4 del Dl 41/2021) fissa due requisiti per rientrare: lo stralcio automatico riguarderà le cartelle dal 2000 al 2010 e sarà operativo per chi ha un reddito imponibile non superiore a 30mila euro.

Importi e date

La norma parla di:

1.     «debiti di importo residuo, alla data di entrata in vigore del presente decreto, fino a 5.000 euro, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni;

2.     singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010».

Più debiti nella stessa cartella

L’ espressione «i singoli carichi» che era stata già adottata nello stralcio delle mini-cartelle fino a mille euro della pace fiscale di fine 2018 dovrebbe significare che si considerano le singole violazioni oggetto di contestazione, significa che se in una cartella sono “sommati” più debiti - riferiti ad esempio, a contestazioni del Fisco su imposte dovute per più anni - si considera sempre la singola partita. Quindi se ognuna di queste non supera alla data del 23 marzo 2021 (giorno in cui è entrato in vigore del decreto Sostegni) i 5mila euro rientra di diritto nella cancellazione automatica, ovviamente, sempre che il debitore rientri nei limiti reddituali, tutto ciò vuol dire la cancellazione di cartelle che complessivamente contengono più debiti che sommati tra loro superano i 5mila euro.

Non conta la data di consegna

Un altro aspetto su cui il compromesso politico ha fissato uno steccato (almeno nel testo entrato in vigore perché poi c’è tutta la partita della conversione parlamentare e speriamo che il provvedimento venga ritoccato pesantemente in tutti i suoi aspetti) è che si tratti di singoli carichi «affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010». Quindi la data rilevante non è quella della contestazione originaria ma quella in cui l’ente creditore (ad esempio l’agenzia delle Entrate, un Comune o l’ente previdenziale) ha chiesto all’agente della riscossione, di procedere al recupero della somma vantata.

Come calcoliamo il reddito

L’altro aspetto riguarda il parametro soggettivo. Il reddito imponibile non deve aver superato i 30mila euro nel periodo d’imposta 2019: un vincolo che interessa tanto i cittadini (le persone fisiche) che le società o gli enti (persone giuridiche). Bisogna pertanto far riferimento alla dichiarazione dei redditi 2020. A rigor di logica, si dovrebbe considerare l’imponibile già al netto degli oneri deducibili, ossia quello su cui poi si applica l’aliquota che determina le imposte sui redditi. E nel calcolo dovrebbero essere sommati tutti i redditi percepiti dal singolo contribuente, con l’esclusione di quelli a tassazione separata.

 

Staff di Redazione Palmeristudi

    (Riproduzione ©riservata)

   

—————

Indietro