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“Ciò che è virtuale è reale”
07.03.2021 11:40L’approfondimento di oggi è dedicato al trionfo della mediocrità in questo paese. "Ciò che è virtuale è reale", questo è il titolo scelto, leggendo e guardando quel che avviene nei social ultimamente e confrontandolo su quello che accade nella vita reale.
Prendo spunto dalla mia attività di lavoro, da presidente dell’Associazione Culturale Tutti i Colori della Musica siamo ente accreditato da Invitalia per la consulenza sulle pratiche “Resto al Sud”.
Ebbene non avete idea di quello che negli ultimi tre anni ci è toccato leggere e vedere, gente che non ha idea di cosa sia un lavoro, analfabeti che non sanno leggere, però postano e discettano di politica su Facebook, gente che non capisce quello che è scritto in modo elementare, gente convinta di essere furba per accaparrarsi il finanziamento, gente che oggi propone un progetto per aprire una cartoleria (sebbene sia chiaramente specificato che agricoltura e commercio non siano finanziabili) e quando glielo spieghi per tre volte di seguito (perchè non capiscono manco l'italiano), ti rispondono, “vabbè allora apro una gelateria”, gente che non ha la pallida idea, ma soprattutto non ha la voglia di lavorare e che pretende di arrivare immediatamente e di conseguenza avere tutto e subito.
L’Italia era da sempre conosciuta nel mondo per le sue eccellenze, un paese di santi, poeti e navigatori, così il bel paese veniva definito, ma anche nel settore dell’agricoltura, dei prodotti alimentari, della moda, della meccanica, della musica, insomma in qualsiasi settore economico o culturale si guardi, fino a poco tempo fa l’Italia c’era ed era la migliore.
Oggi invece assistiamo ad un declino inesorabile e senza prospettive, ai tempi in cui frequentavo il liceo, ricordo i convegni nei quali ci si diceva il futuro è nelle mani di voi giovani, ed ancora oggi sento ripetere questa frase come un mantra, i giovani sono il futuro del paese, ma a ben vedere non mi sembra che sia proprio così e se invece fossero i giovani la causa del declino dell’Italia?
Beh, attenzione, la colpa non è tutta loro, ovviamente loro sono solo il prodotto della società, dei loro genitori iperprotettivi, della scuola che in nome dell’inclusione, ha smesso di fare il proprio lavoro e cioè quello di istruire, abbassando l’asticella appunto verso la mediocrità invece di puntare in alto, perché secondo certa sociologia non si possono lasciare indietro coloro che non ce la fanno.
Il risultato di questa logica qual è? Una generazione iperviziata, che non ha voglia di impegnarsi e migliorare, tanto comunque c’è la famiglia che li campa e qui riprendo una frase di un ex ministro “I giovani non devono essere troppo 'choosy"' "I giovani quando escono da scuola devono trovare un'occupazione, ma non devono aspettare il lavoro ideale, devono attivarsi per entrare e poi migliorare".
Così l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero durante un convegno a Milano, sinceramente non è che la mia stima per il ministro sia massima, ma in questa frase la apprezzo, c’è tutto il condensato di quello che è la gioventù negli ultimi anni in Italia.
Spesso sento tanti lamentarsi del fatto che non ci sia lavoro in questo paese, che non ci siano opportunità, che bisogna andare all’estero, ma da operatore del mondo del lavoro grido da venticinque anni che questo non è vero. Questo è un assunto contro il quale ho sempre lottato, non è vero che il lavoro non c’è, manca la voglia di crearlo, non i soldi, attenzione, manca proprio la voglia. Una volta ci si ingegnava su quello che si sapeva fare, ci si metteva in gioco, con tanti sacrifici, ma poi se uno credeva in sé stesso i risultati arrivavano. Ed ancora oggi se una persona ha voglia di mettersi in gioco, di credere realmente in quello che fa, le opportunità ci sono e dico questo a ragion veduta, perché in venticinque anni di professione ho aiutato centinaia di aziende a nascere ed a crescere, alcune si sono perse per strada, altre con tutti i limiti sono diventate delle piccole eccellenze nel loro settore.
Oggi sempre più spesso si vuole la “pappa pronta” si cerca solo il posto e non c’è più il “sogno” ma come pensate, per esempio, siano nati alcuni colossi della moda o di altri settori? Se non avessero avuto il sogno non si sarebbero cercati le opportunità, si perché le opportunità si cercavano prima e si continuano a cercare adesso, bisogna sporcarsi le mani se si vogliono avere dei risultati.
Oggi nell’epoca di internet della rete globale, le occasioni sono molte di più di quelle che erano ai miei tempi negli anni ’80, oggi è facile farsi conoscere nel mondo se le cose le sai fare e le fai con passione ed ecco che ci vuole poco a crearsi un lavoro.
Ed invece assistiamo al trionfo delle mediocrità, le famiglie che proteggono i loro “bamboccioni” la scuola che promuove chiunque, perché non devono lasciare indietro nessuno e ci ritroviamo ad aver perso i nostri primati, non abbiamo più idee, non sappiamo più scrivere, non sappiamo più disegnare, rimane attivo un po' il settore agroalimentare, è morta la musica, è morta l’arte, è morta la scienza, la cultura, è morto l’artigianato…è morto un paese intero.
Si cerca, per giustificare la propria mediocrità e la propria insipienza, di dare la colpa alla politica, che era morta già da tempo, quando invece la colpa è nostra che non riusciamo a vedere più la prospettiva giusta, che non vogliamo più fare sacrifici, che vogliamo tutto e subito, che non capiamo che i tempi sono cambiati e che ci dobbiamo adeguare in meglio e non puntare al ribasso come stiamo facendo.
Luciano Palmeri
(riproduzione©riservata)
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