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Dpcm: Omissioni, Ambiguità, Dimenticanze e Pressappochismo, tutte le carenze che farebbero cadere i divieti

08.11.2020 11:07

Questa volta nel nostro consueto editoriale del fine settimana ci siamo preoccupati di fare le pulci al dpcm anti covid entrato in vigore il 6 novembre, per trovare i punti “ambigui” che contrastano con il “dovere” di chiarezza delle norme.

  • Autocertificazione bisogna portarla sempre?
  • Quale confine tra attività motoria o sportiva?
  • Se ho un giardino od un orto in un comune diverso dalla residenza cosa faccio?
  • Si può mangiare negli alberghi?
  • Chi controlla la capienza dei bus?

Questi sono i punti principali che il nostro gruppo di esperti, ha deciso di approfondire nella lettura del dpcm.

Stiamo assistendo sempre più spesso ad esibizioni muscolari di “sceriffi” in divisa contro inermi cittadini, perlopiù anziani, come nel caso di quel pensionato multato di 400 euro mentre aspettava seduto su di una panchina il turno per entrare in farmacia.

Ciò dimostra che a volte dire le cose a metà è peggio che non dirle.

È successo in tutti i provvedimenti disposti da questo governo e continua a succedere in alcuni passaggi del Dpcm anti-Covid entrato in vigore il 06 novembre e valido fino al 3 dicembre. Ignoranza? Scarsa conoscenza delle norme? Premura di scrivere comunque qualcosa? Ci sono sempre punti ambigui, per non dire oscuri, che creano solo confusione e che, nello stile scaricabarile del presidente del consiglio Conte, lasciano al buon senso dei cittadini (e all’esperienza, purtroppo, accumulata dai primi di marzo) la decisione su come comportarsi per evitare di prendersi una sanzione.

 

Uno di questi riguarda l’autocertificazione.

Come se non bastasse il decreto scritto male, la sottosegretaria al ministero della Salute, Sandra Zampa, un paio di giorni fa, in un’intervista radiofonica, disse che il Governo non aveva previsto l’obbligo di portare sempre con sé l’autocertificazione contribuendo ad alimentare il clima di equivocità. Inoltre, prima di lei, era stato detto che, in caso di controllo, sarebbero stati gli agenti di Polizia a fornire il modulo al cittadino nel caso questi l’avesse lasciato a casa. Quindi se ne deduceva chiaramente che, in mancanza di autocertificazione, non sarebbe scattata la sanzione.

Adesso, invece, viene fuori e viene sostenuto che il modulo deve essere in tasca ogni volta che si lascia la propria abitazione, specialmente nelle zone rosse e arancioni, dove sono in vigore le restrizioni più severe sulla mobilità.

Ma ne siamo proprio così sicuri?

Beh, noi abbiamo letto a fondo ed in ogni sua parte il Dpcm e non dice espressamente che in ogni circostanza sia necessario uscire di casa con l’autocertificazione. Ad esempio, non viene richiesta per andare a fare attività motoria dov’è consentito. Il decreto prevede invece chiaramente di avere l’autocertificazione nel caso in cui si vada da un Comune all’altro o si debba uscire dalla propria regione per motivi di lavoro, di salute o di urgente necessità.

 

Altro punto da chiarire, sul quale si attende già una circolare del Viminale, è quello dell’attività motoria e sportiva. La prima intende la passeggiata, la seconda anche la corsa.

Dal passaggio alla nostra lente d’ingrandimento emerge che la prima è consentita solo vicino alla propria abitazione (ma non è indicata nel Dpcm la distanza oltre la quale può scattare la multa). La seconda invece è permessa all’aperto e in modo individuale, tenendosi a distanza dagli altri e indossando la mascherina, quindi appare chiaro ed evidente che l’attività sportiva, cioè la corsa, è consentita anche in un parco lontano dalla propria abitazione. Purché, nelle zone rosse o arancioni, si trovi nello stesso Comune di residenza (ed in queste regioni i parchi sono aperti, ergo si possono utilizzare).

Ora, il problema reale è che l’attività motoria e quella sportiva sono state assimilate. Anche perché non sempre può essere semplice stabilire quando una persona cammina veloce o corre piano.

 

Terza questione, che magari interessa un numero minore di persone ma che, comunque, lascia un’altra lacuna. Riguarda i giardini e gli orti. Non sono in pochi ad avere in un Comune diverso da quello di residenza un’altra casa con un giardino o con un pezzo di terra coltivata. A differenza dei tempi della prima ondata, questa volta il Dpcm non dice nulla sulla possibilità di poter raggiungere queste case per fare la manutenzione del giardino o dell’orto. Qualcuno può pensare che d’inverno non sia come in primavera e che il lavoro da fare sia praticamente pari a zero. Chi, però, ha del verde attorno alla propria casa sa che si deve fare spesso pulizia (in particolar modo se si hanno degli alberi che già da giorni perdono le foglie), si approfitta per fare delle potature, per arieggiare il terreno. E chi ha l’orto comincia, di solito, in questo periodo a piantare aglio e cipolle, oltre che a dare una controllata alle verze. Insomma, volendo di cose da fare ce ne sono. Ora non si sa se questo rientra tra i motivi di necessità o meno.

 

Altro dubbio, che fortunatamente è stato chiarito ieri, riguardava gli albergatori che, si sono trovati a fare i conti col fatto che nelle zone arancioni e rosse fosse vietato il servizio di ristorazione tranne per l’asporto (fino alle 22) e per la consegna a domicilio, ma l’estensore del decreto aveva omesso di chiarire se gli hotel avessero potuto servire la colazione, il pranzo o la cena nelle loro sale ai propri clienti, dimenticanza? Ignoranza? Fretta? Pressapochismo? Non lo sappiamo ma riteniamo grave tale omissione, soprattutto se è legata all’applicazione di sanzioni consistenti.

 

Ultimo (ma forse non ultimo) dubbio: il decreto del presidente del Consiglio stabilisce la capienza massima del 50% all’interno dei mezzi di trasporto pubblico. Anche qui lo scaricabarile, infatti non viene detto chi deve controllare se si è arrivati a quella soglia. Le forze dell’ordine, no. L’autista di un autobus difficilmente riuscirà a farlo. Le aziende che gestiscono il trasporto possono limitare gli accessi ai tornelli delle metropolitane, ma raramente metteranno un addetto ad ogni fermata degli autobus o dei tram per contare quanti passeggeri salgono o scendono. Risultato; vuoi vedere che la colpa sarà dell'utente? Ovviamente anche in questo caso ci si affiderà all'intelligenza ed al buonsenso dei cittadini che magari, dando un’occhiata al bus, decideranno se è il caso di salire a bordo o di aspettare quello successivo.


Staff di Redazione Palmeristudi
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