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DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva)- Dietrofront del governo sulla proroga

05.06.2020 11:00

L’articolo 103, comma 2, primo periodo, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (Decreto Cura Italia) prevedeva che i  DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) , documentazione indispensabile per le forniture nei confronti della pubblica amministrazione, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020 conservassero la loro validità fino al 15 giugno.

Successivamente, in sede di conversione in Parlamento del provvedimento, con la legge n. 27/2020, era stata stabilita una proroga fino al 29 ottobre dei DURC in scadenza tra il 31 gennaio e il 31 luglio 2020.

Il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto Decreto Rilancio, all’articolo 81, comma 1, è però nuovamente intervenuto sul testo dell’articolo 103, comma 2, primo periodo, del decreto Cura Italia, modificato dalla legge di conversione n. 27/2020, aggiungendo alla fine del medesimo periodo le parole: “ad eccezione dei documenti unici di regolarità contributiva in scadenza tra il 31 gennaio 2020 ed il 15 aprile 2020, che conservano validità sino al 15 giugno 2020.

Questo assurdo dietrofront del Governo Conte sulla proroga del Durc che era stata stabilita per il prossimo 29 ottobre dimostra l’incompetenza, la leggerezza, ma soprattutto quasi un astio verso il mondo imprenditoriale, con cui viene improvvisamente revocata una misura di aiuto concreto alle imprese.

Gli effetti della revoca della proroga al 29 ottobre disposta con il decreto rilancio sono illustrati rispettivamente dal messaggio n. 2013 del 21 maggio 2020 diramato dall’INPS, e dalla circolare Inail n. 23 del 27 maggio 2020.


In un momento in cui con estrema difficoltà, ogni attività produttiva del Paese sta cercando di non soccombere all’emergenza da Covid19, cessato il periodo di chiusura forzata, per affrontare uno pseudo rilancio, le aziende hanno disperatamente bisogno di una liquidità cui è stato intitolato un decreto legge, ma che ancora non arriva.

Le banche, soprattutto in Sicilia, non assicurano finora quel flusso di finanziamenti immaginato dal Governo, nonostante le garanzie dal 70 al 100% prestate dallo Stato, disastrosa, come abbiamo letto, è anche la gestione della cassa integrazione in deroga”, ed infine, questo provvedimento incomprensibile ed inutile (cos’è variato infatti, in un’azienda chiusa per ordine dello stato da tre mesi a livello contributivo?) costringe solo a pagare il conto ai soliti noti, le imprese e di riflesso i lavoratori.

Quando appare sempre più chiaro che occorre sostenere con decisione il tessuto produttivo per una ripresa che non si prevede immediata, con risorse europee che inizieranno ad essere disponibili solo fra sei mesi, in un contesto in cui è evidente la necessità di procurare ogni forma di liquidità alle aziende, è incomprensibile come mai il Governo ponga delle scadenze certe e onerose a breve, invece di garantire sollievo e respiro, moltiplicare gli sgravi e assegnare contributi a fondo perduto.

 

La Regione Piemonte, ha dimostrato intelligenza e va in controtendenza rispetto alle “deficienti” norme del governo, un esempio che dovrebbe essere seguito in autonomia da tutte le altre Regioni d’Italia, infatti puntando sulla Semplificazione, con l’approvazione del ddl Riparti Piemonte, è intervenuta con tre misure importanti:

  1. Bonus Piemonte”, contributi a fondo perduto per un totale di 131 milioni di euro, destinati a 70mila imprese del territorio piemontese. Accredito diretto in soli tre giorni dal momento della compilazione della richiesta online;
  2. Sblocca cantieri”, tempistiche tagliate, addio ai documenti prima obbligatori e procedure burocratiche più snelle;
  3. Durc congelati”, validità dei documenti di regolarità contributiva 2019 estesa a tutto il 2020,

permettendo così alle aziende in crisi di liquidità di continuare ad ottenere commesse, lavorare e mettersi in pari nel 2021, così da evitare un cortocircuito di chiusure di massa e lavoro nero.

 

Pensiamo che tutte le Regioni dovrebbero guardare al positivo esempio del Piemonte e non all’inconcludenza ed all’incompetenza di Ministri e Governo centrale, che invece di ribellarsi con un moto d’orgoglio alla burocrazia che regna da secoli nei corridoi, nei sindacati e negli enti previdenziali, ne sono invece proni e supini.

Luciano Palmeri (riproduzione riservata)

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