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IL GRANDE BLUFF

06.06.2020 11:25

Ce lo hanno presentato come un successo straordinario della diplomazia italiana in europa, ce lo hanno descritto come “una cosa a metà tra i sogni più spinti dell'Italia e il cinismo carognesco degli Stati del Nord” Il Recovery Fund, 750 miliardi, di questi, la parte più consistente andrebbe all'Italia: 172,7 miliardi, Conte, su questa sfida, si era giocato tutto. Dicono, “chi lo odia non lo ammetterà mai, ma ha avuto ragione lui”. E “a beneficiarne, per fortuna, saranno tutti gli italiani”.

Ora a me sorge un dubbio, ma questi ci fanno o ci sono? E’grave leggere le dichiarazioni, quasi quotidiane, dei membri del governo e dei partiti della maggioranza, ma è ancor più grave assistere alle loro esternazioni in televisione. Noi che siamo abituati a leggere ed a studiare, quando approfondiamo i provvedimenti da loro scritti ed approvati, oltre a renderci conto della loro superficialità, dettata dall’ignoranza generale, da un’approssimativa presunzione e da manifesta incompetenza, ci rendiamo purtroppo conto che ciò che dicono è totalmente differente (quando non è l’esatto contrario) di ciò che è Decreto, scritto, approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Ora i casi sono tre:

  • non leggono ciò che qualche ghostwriter gli scrive e quindi firmano ed approvano;
  • non capiscono ciò che gli è stato scritto ed hanno difficoltà ad entrare nell’argomento;
  • sono totalmente in malafede.

Ma torniamo all’argomento “Next Generation Ue”, si infatti così il presidente dell’Ue Ursula von der Leyen ha rinominato tutto il progetto degli aiuti, secondo la sua visione più ampia.

Il governo Italiano che pensava di aver vinto il «Jackpot» al superenalotto, il 27 maggio scorso, ed appunto con le dichiarazioni che abbiamo riportato sopra ne andava fiero ed orgoglioso, secondo noi non solo non ha letto l’intero provvedimento, ma non ne ha neanche capito le condizioni, probabilmente, come i bambini analfabeti che guardano le figure nei giornalini, si sono limitati a guardare i numeri, restandone così abbacinati, da andare subito a starnazzare su giornali e televisioni i mirabolanti e strabilianti successi ottenuti con le loro capacità.

Io invece l’ho letta la proposta, e sono tornato alla “trista realtà” come dice il poeta.

Queste, infatti alcune delle regole: i fondi verranno erogati tra il 2021 e il 2026 (e difatti il progetto si chiama «prossima generazione» e non «prossima elezione»).

Nel 2021 verrà erogato il 5,9% del totale, nel 2022 verrà erogato il 15,8%, poi circa il 50% tra il 2023 e il 2024 e così fino al 2026. L’erogazione non sarà affatto automatica, ma sarà subordinata alla presentazione di piani dettagliati sugli investimenti che si vogliono realizzare e sulle misure adottate per rendere efficace l’investimento proposto.

L’arrivo dei fondi è dunque lontanissimo, ma, ahimè duole dirlo, lo schema è quello che ci vuole per l’Italia (regole ferree) che per decenni ha fatto crescere il suo debito pubblico con spesa di pessima qualità e non è stata in grado di spendere i fondi europei per incapacità progettuale.

L’antipaticissimo Dombrovskis, Vicepresidente Ue, ha aggiunto: «L’erogazione di fondi arriverà agli Stati membri in tranche legate agli obiettivi di riforma, se gli Stati non rispetteranno gli obiettivi perderanno i fondi delle rate». Questa dichiarazione, secondo il nostro modesto parere, è cucita addosso al nostro paese e penso che sia il minimo da rispettare quando si spendono soldi pubblici.

La misurazione dei risultati raggiunti, secondo la logica è quindi cruciale per la qualità della spesa pubblica; ed in questi giorni drammatici per l’occupazione, non possiamo essere preoccupati da un governo totalmente privo di idee ed in totale confusione, che pensa, come dichiarato in televisione,  dal presidente del consiglio qualche giorno fa a “fare tutto ed il contrario di tutto” e soprattutto, nell’ottica di un futuro impiego di questi fondi (qualora arrivassero) non possiamo non pensare al clamoroso flop e non richiamare il caso del «reddito di cittadinanza» (da ultimo severamente censurato dalla Corte dei conti). È costato 3,8 miliardi nel 2019, a fronte dei quali hanno trovato lavoro solo in 65 mila (su circa 966 mila percettori), quasi tutti a tempo determinato e non si sa nemmeno se ciò è avvenuto grazie all’intervento dei Centri per l’impiego (parole del Presidente dell’Anpal e inventore del R.d.C., Domenico Parisi). Ma nonostante il fallimento, il provvedimento è stato confermato anche per il 2020, azzerando di fatto i fondi per ogni altra politica attiva per il lavoro.

Ecco le nostre paure, se consideriamo che quei fondi che l’europa ci concederà, non saranno un regalo, ma un prestito, che noi ed i nostri figli dovremo pagare con gli interessi, pensiamo che, se investiti male, avremo solo continuato a fare del male al nostro paese.

Esattamente quello che non si dovrà e potrà fare (grazie alle rigide regole dell’europa) con i fondi Next generation.

Luciano Palmeri © (riproduzione riservata)

 

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