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Riforma della riscossione nell'ottica e nella prospettiva del PNRR

11.07.2021 09:41

La riscossione dei tributi rappresenta il terzo pilastro, anzi più che pilastro lo definiremmo proprio "plinto"  la base di quello che la Costituzione chiama “il sistema tributario”. Dopo l’imposizione e la giustizia tributaria, la riscossione rappresenta il terzo elemento, ma immaginando un triangolo ecco che essa diventa proprio la base del triangolo.

Perciò in quest’ottica il collegamento della riforma della riscossione tributaria con il PNRR assume il connotato della priorità assoluta. Tante le difficoltà per attuarla, con la prospettiva che una seria e coraggiosa riforma della riscossione tributaria sia quanto mai aleatoria. Assai più ardua da superare della stessa pandemia che, con un po' di pur cauto ottimismo, sembra in via di definitivo aggiramento.

In questo momento storico ahimè, dopo il disastro pentastellato degli ultimi due anni, guidato dall’improvvido Conte, ecco che di Draghi e di Figliuolo ne occorrerebbero tanti!

Nell’ambito della prossima riforma della riscossione, è allo studio la possibilità di introdurre un meccanismo che consentirà la “cancellazione” delle cartelle di pagamento entro 5 anni in caso di mancata riscossione; successivamente l’agente della riscossione procederà alla restituzione della cartella di pagamento al titolare del credito. Questo meccanismo di discarico automatico delle cartelle consentirà di alleggerire il “magazzino dei crediti” da gestire. La riforma però dovrà modificare anche le disposizioni che hanno determinato l’accumulo di crediti non riscossi, prevedendo ad esempio un intervento sull’aggio. Ineludibile sembra anche un restyling degli interessi di mora.

Le criticità di sistema relative alla riscossione dei debiti fiscali, infatti, sono sostanzialmente riconducibili a una generale frammentazione delle funzioni tipiche dell’Amministrazione fiscale tra più enti, con alcune sovrapposizioni di ruoli e responsabilità; all’accumulo dei debiti fiscali in mancanza di cancellazione delle posizioni non più riscuotibili; alla farraginosità del processo di riscossione, che si presenta eccessivamente macchinoso, imponendo azioni di recupero pressoché indistinte per tutti i carichi affidati all’Agente della riscossione, a prescindere dal loro importo e da una preliminare valutazione di solvibilità del debitore; tale impostazione non consente di modulare le attività di recupero sulla base di una strategia volta a massimizzare l’efficacia dell’azione di riscossione.

Come già riportato in alcune nostre considerazioni precedenti e come riportato anche dalla relazione del direttore dell’Agenzia delle Entrata, alla data del 30 giugno 2020, il valore del carico contabile residuo, affidato dai diversi enti creditori all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000, ammontava a circa 987 miliardi.

Nel dettaglio:

  • circa 405,3 miliardi, pari a circa il 41 per cento, è sostanzialmente irrecuperabile (falliti, deceduti, cessati, nullatenenti etc.).
  • circa 440,3 miliardi, pari a circa il 45 per cento del residuo totale, sono riferiti a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha già svolto, in questi anni, azioni esecutive e/o cautelari che non hanno consentito il recupero integrale dell’attuale loro debito attuale.
  • circa 50,2 miliardi, pari a circa il 5 per cento, sono sospesi per autotutela, esecuzione di sentenze, o derivanti da rottamazione ter o saldo stralcio etc.
  • 16,9 miliardi di euro sono oggetto di rateizzazione in corso;
  • 74 miliardi di euro, comprensivi anche di posizioni per le quali, in ragione di previsioni normative a tutela dei contribuenti – quali la soglia minima per l’iscrizione ipotecaria, l’impignorabilità della prima casa, i limiti di pignorabilità dei beni strumentali, nonché la limitazione alla pignorabilità di stipendi, salari e indennità relative al rapporto di lavoro e di impiego – sono inibite, o limitate, per l’Agente della riscossione le azioni di recupero.

Pertanto appare ampiamente evidente che il recupero delle somme a ruolo risulta poco efficiente in quanto il magazzino è intasato da crediti ormai non più riscuotibili, ma presenti solo sulla carta (crediti ereditati dalle precedenti gestioni ante Equitalia SpA fin dal 2000).

Quindi, sulla base dei dati forniti dalla Corte dei Conti e dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate nel corso di sue recenti audizioni parlamentari, dell’abnorme dimensione delle esecuzioni infruttuose (circa mille miliardi accumulati negli ultimi vent’anni) a fronte di un modestissimo indice di riscossione (13,3%), dati che non hanno uguali nel panorama internazionale. Facendo, quindi, rilevare come tutto ciò determini un riversamento dei costi di siffatta deficitaria gestione della riscossione su di una limitata platea di contribuenti "tardivamente solventi", in modo tutt’affatto sproporzionato e irragionevole, in quanto più che ad essi imputabile alla sostanziale incapacità dello Stato a riscuotere i propri crediti. Ed annotando, infine, come tutto ciò non sia solo causa di rilevanti perdite di gettito e d’ingiusto aggravamento per l’anzidetta categoria di contribuenti, ma incida pesantemente sulla tenuta stessa del sistema tributario nel suo complesso, con il concreto rischio di una grave compromissione del “dovere tributario” preordinato al finanziamento dell’insieme dei diritti costituzionali, e così, alla fin fine, con una prospettiva finale di vero e proprio “collasso” dell’ordinamento.

Ecco, quindi, che si rende necessaria e non indifferibile una riforma completa del sistema “riscossione” in Italia, anche per dare un senso al PNRR in tema di “fisco e tributi” al fine di realizzare i principi di efficienza, efficacia e buon andamento dell’azione degli Enti preposti alla riscossione dei tributi. Se si pensa infatti che ogni anno, sono affidati dagli enti creditori mediamente 29 milioni di singoli crediti da riscuotere, ricompresi in circa 16 milioni di cartelle di pagamento, avvisi di accertamento e avvisi di addebito. Questi 29 milioni di singoli crediti, che ammontano in media a circa 80 miliardi di euro, sono relativi a più di 8 milioni di contribuenti, in caso di mancato pagamento dei debiti l’attività di recupero, come detto, è operata sulla base di norme che impongono lo svolgimento di attività pressoché indistinte per tutte le tipologie di credito iscritte a ruolo anche di quelle che sostanzialmente non risultano più aggredibili. L’Agente della riscossione non può quindi variare l’azione di recupero secondo principi di efficienza ed efficacia, condizionando così la possibilità di migliorare ulteriormente i risultati di riscossione.

A questa stregua, la riforma della riscossione cessa di rappresentare soltanto uno dei tanti obiettivi di una buona azione di Governo. Assumendo, invece, la consistenza e l’imperativo categorico di un immediato adempimento di un preciso dovere costituzionale, reso concretamente vincolante per rescriputm Curiae.

Premesso tutto quanto sopra scritto, secondo il nostro umile parere e come sembra anche l’ipotesi del governo sia su questa strada, restringere a cinque anni la prescrizione dei crediti iscritti a ruolo accorcerebbe i tempi della riscossione per renderla più efficiente. Rinunciare all’illusione dei 1000 miliardi custoditi dal cosiddetto “magazzino” dell’Agezia delle Entrate, permetterebbe di fare piazza pulita delle cartelle che risultano ormai inesigibili.

L’ipotesi, pertanto, prevede la cancellazione in automatico dopo cinque anni o la ‘restituzione al titolare’ tutto ciò determinerebbe la possibilità di pianificare meglio l’attività di riscossione e di ottimizzarla in relazione ai mezzi a disposizione. I risultati dell’azione che sono condizionati dal dover svolgere azioni di recupero che troppo spesso assumono carattere solo formale.

Ovviamente dopo questo periodo di pandemia, sicuramente negli ultimi due anni la situazione si è aggravata ancora di più e sarà sempre più difficile procedere per come si è fatto nel passato, ecco che diventa quindi necessario e non indifferibile, che si metta mano quanto prima alla risoluzione di questo problema, le notizie riportate dagli organi di stampa, vanno in questo senso, parrebbe che entro questo mese di luglio il governo sia intenzionato ad affrontare la questione, speriamo che si riesca a mettere da parte la burocrazia e che semplicità ed efficienza prevalgano sul resto.

Staff di Redazione Palmeristudi

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